mercoledì 28 febbraio 2018

Mamme che pensano solo ai figli: come riconoscere depressione e perdita di identità

La fragilità è normale, in maternità ed entro i 40 giorni dal parto, ma alcuni segnali sono chiari indicatori di un malessere profondo che non va sottovalutato. Assieme a una psicoterapeuta cognitivo-comportamentale abbiamo strutturato una guida al maternity blues rivolta alle neomamme - perché accettino consigli senza sensi di colpa - ma anche a tutti coloro che sono loro accanto

La gravidanza e il parto rappresentano qualcosa di meraviglioso, miracoloso, eccezionale. Nonostante il dolore, nonostante la fatica, nonostante tutto. Eppure, la nascita di un bambino può portare con sé difficoltà enormi per la donna, solo che troppo spesso si tende a minimizzare le proprie angosce e a sottovalutare le conseguenze del proprio stato d’animo. È così che fenomeni come la depressione in gravidanza, il maternity blues e la depressione post partum prendono piede e rischiano di provocare ripercussioni anche sui figli. Ci sono però dei segnali attraverso i quali si può avere la percezione di essere sfiorate o avvolte da questo vortice, segnali che possono notare le mamme o chi sta loro accanto. Da questi segnali si può chiedere aiuto e trovare la propria strada per uscire dal tunnel. Ne abbiamo parlato con la psicoterapeuta cognitivo-comportamentale Veronica Simeone, curatrice del sito Mamma e Psicologia, presidentessa dell’Associazione progetto Ilizia e autrice della prefazione del libro "Mamme Sottosopra", che racconta le esperienze di  alcune mamme che sono riuscite a sconfiggere questo male.
 
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venerdì 23 febbraio 2018

La depressione in gravidanza raccontata da una mamma

“C’era una volta una donna, era felice, non le mancava nulla e la cosa più bella che aveva era il suo sorriso. Tutti glielo dicevano, il suo sorriso era meraviglioso e donava gioia a chi lo riceveva. La donna iniziò a desiderare di avere un figlio, perché si disse che due sorrisi erano sicuramente meglio di uno ! 
E così un piccolo inquilino andò a vivere dentro la sua pancia, ma appena fu così la donna si senti’ strana, la gioia lasciò il posto alla paura e il sorriso si nascose dietro alle lacrime. 
La donna non capiva il perché e non lo capivano nemmeno le persone che la incontravano. 
La donna si accorse di aver perso qualcosa di importante, non riusciva a trovare più la sua identità, e nessuno l’avrebbe più riconosciuta senza la sua identità. 

Sarebbe rimasta sola, sarebbe impazzita. 

La donna vago’ senza sosta alla ricerca di se’ stessa e nel tragitto si fermò ad ammirare i fiori che trovava lungo il percorso, erano tante mani pronte ad aiutare, erano parole, erano ascolto, erano comprensione... e così arrivò ad un ponte. Al di là del ponte scorgeva qualcosa, era una cassa, sapeva chi lì dentro c’era la sua identità, avrebbe voluto correre per raggiungere l’altro lato del ponte, ma i suoi passi erano lenti come quelli di una tartaruga. 
Allora capi’ che avrebbe impiegato nove mesi per attraversare il ponte, ma la luce che scorgeva era vera e lei seppe che ci sarebbe arrivata. 
Doveva solo avanzare faticosamente come una tartaruga.” O.